Salerno – Si chiama ''Ipervigile'' l'inchiesta della Guardia di Finanza che ha sconvolto il mondo della vigilanza privata portando a cinque arresti domiciliari e un sequestro da 12 milioni di euro ai danni di tredici soggetti e ventun società.
I reati vanno dall'associazione a delinquere e truffa aggravata a spaccio di denaro falso e violenze sui dipendenti.
A finire nell'occhio del ciclone una famiglia nocerina, i De Santis, che sfruttava i fallimenti delle proprie attività e lo smercio di moneta falsa per intavolare truffe ai danni dello Stato e delle banche.
L'inchiesta è scaturita da una segnalazione, risalente a ottobre 2013, di Bankitalia, che ha denunciato un ammanco da quasi 10 milioni di euro dal caveau dell'impresa ''Ipervigile'', dove banconote false venivano sostituite a quelle genuine per richiedere un rimborso, mentre il denaro reale veniva intascato.
L'attività investigativa, coordinata dal sostituto procuratore Lenza, è riuscita a risalire ad un gruppo di società gestite dalla famiglia De Santis, che avvalendosi di un prestanome spogliava le aziende delle componenti produttive, poi le lasciava fallire per rifondarne di nuove e accaparrarsi i contributi per la riassunzione agevolata di lavoratori in mobilità o licenziati.
Le società venivano intestate a dipendenti del gruppo, che accettavano perché intimiditi: chi si rifiutava era sottoposto a turni massacranti o emarginato, fino alle minacce vere e proprie.